Secondo l'organizzazione sciita, lo Stato ebraico sarebbe riuscito a violare i sistemi di sicurezza degli apparecchi causandone le esplosioni a distanza verificatesi in diverse zone del Libano, in particolare a Dahieh, roccaforte di Hezbollah, nella zona meridionale di Beirut e a Damasco, in Siria.
Beirut ritiene Israele direttamente responsabile degli attacchi mentre il governo israeliano in un primo momento non ha rilasciato nessun commento in merito. Dopo il tremendo attacco, il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant, si sono chiusi nel bunker (‘fossa’ della Kyria) del Ministero della Difesa, sicuramente per proteggersi da immediate ed eventuali ritorsioni.
Il ministro dell'Informazione libanese Ziad Makary durante l'incontro con i giornalisti, ha subito condannato esplicitamente “l'aggressione israeliana” che ha provocato migliaia di feriti gravi e vari morti tra cui una bambina di 10 anni. Secondo il ministero della Salute libanese inizialmente ci sarebbero stati circa 2800 feriti, di cui 200 in gravi condizioni, numeri quasi raddoppiati il giorno dopo con 4000 feriti e 11 morti. Il giorno seguente il canale televisivo saudita Al Hadath ha riferito che circa 500 agenti di Hezbollah hanno perso la vista.
Anche gli Houthi, tramite il loro portavoce Mohammed Abdelsalam, hanno condannato l'attacco in Libano e in Siria definendolo un “Crimine atroce che viola la sovranità libanese” da parte di Israele. A seguito di ulteriori informazioni provenienti da alcune fonti, secondo Sky News Arabia, l'attacco terroristico avvenuto attraverso i cerca-persone è stato anticipatamente pianificato dal servizio segreto israeliano, il Mossad, che ha inserito nei dispositivi, prima che venissero consegnati agli agenti di Hezbollah, una quantità minima di materiale altamente esplosivo sulle batterie, circa 20 grammi di Petn, innescato in seguito da remoto attraverso l'innalzamento della temperatura delle batterie.
Il vile attacco autorizzato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dai membri del suo gabinetto di guerra, secondo l'agenzia iraniana Irna, è stato fortemente criticato dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, che durante la telefonata avvenuta con il suo omologo ministro degli Esteri libanese Abdullah Bouhabib, ha definito l'accaduto un vero e proprio attacco terroristico, affermando quanto segue: “...l'atto terroristico del regime sionista che ha preso di mira i cittadini libanesi...”. Mentre Libano e Siria ricevono la solidarietà da vari Paesi, gli USA, prendendo le distanze dall'accadimento, fanno sapere tramite il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller che: “Posso dirvi che gli USA non sono stati coinvolti, gli USA non erano a conoscenza di questo incidente in anticipo e, a questo punto, stiamo raccogliendo informazioni”.
Molto probabilmente, dopo l'attentato terroristico da parte di Israele, ci sarà un ulteriore inasprimento del conflitto che vedrà direttamente coinvolto, in maggior misura, il Libano attraverso una rapida risposta da parte di Hezbollah.
Come denunciamo da anni, l'attuale tecnologia permette di raggiungere da remoto qualsiasi apparecchio telefonico facendolo diventare un possibile strumento di morte se adeguatamente preparato per tale funzione.
Cosimo Massaro
Continuano a seminare morte e poi vogliono solidarietà....sono malati di potere e per il potere sacrificherebbero anche le loro famiglie, questa non è gente normale. C'è da aver paura di questa nuova tecnologia....forse sarebbe bene tornare ai vecchi telefoni.
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