Il 16 febbraio presso il carcere siberiano di massima sicurezza “IK-3 Polar Wolf” è morto Alexei Navalny, uno dei principali oppositori di Putin, scelto e sostenuto da tutto l'Occidente “democratico” che secondo la versione ufficiale mainstream sarebbe stato l'uomo giusto per portare democrazia, trasparenza e lotta alla corruzione in tutta la Russia, per farla risplendere sotto i “disvalori” profusi dai globalisti.
Solo che in realtà Navalny, per la magistratura russa non era quello che risultava per l'Occidente, tanto che lo aveva condannato per frode, appropriazione indebita ed attività estremista, essendo anche un ammiratore dell'ideologia nazista. Per sintetizzare chi era l'uomo sostenuto da tutti i leaders occidentali, riporto il parere dello scrittore Nicolai Lilin, autore anche del libro “Educazione siberiana”: “L’Occidente ha trasformato Alexei Navalny nell’ennesimo simbolo di libertà, come fosse un 'Santo protettore' dei valori democratici, schiacciato da Vladimir Putin; ma per me Navalny rimane sempre quello che era sin dagli inizi della sua carriera: un nazista, xenofobo e genio della comunicazione, che per anni ha lavorato per gli oligarchi russi. Per me lui non era un politico, ma un prodotto mediatico in grado di offrirsi al miglior offerente".