di Michele Lamanna
Ci risiamo, ormai è nuovamente lockdown.
Attraverso la collaudata tecnica della “rana bollita”, il governo ha gradualmente reimposto norme restrittive delle libertà fondamentali delle persone.
Non vogliamo qui discutere circa l’ efficacia o inefficacia di questi provvedimenti; né, di come si è giunti nuovamente a reintrodurli; né, di chi li ha reintrodotti.
Non vogliamo farlo perché, a monte di tutte queste tematiche, ne esiste un’ altra che, purtroppo paradossalmente, viene quasi sempre data per scontata, quasi che non se ne debba parlare.
Ed allora ci chiediamo: è giustificabile imporre provvedimenti restrittivi delle libertà fondamentali delle persone sulla base di una semplice presunzione di responsabilità, che nel caso specifico sarebbe una presunzione di contagiosità?
In sostanza, è ammissibile, in mancanza di prova certa circa la colpevolezza (il contagio nel caso di specie), privare una persona dei suoi diritti fondamentali come la libertà personale ( art. 13. Cost.), di circolazione ( art. 16 Cost.), di riunione (art. 17 Cost.), etc.. ?
E’ tollerabile la limitazione di tali libertà invocando, di fatto, un principio di precauzione, peraltro“ ad libitum” , cioè senza alcun preciso orizzonte temporale, atteso che sono trascorsi ben dieci mesi circa dall’ insorgenza della c.d. pandemia?
Le libertà di cui parliamo sono quelle elementari legate al diritto di vivere in quanto uomini, donne, bambini, anziani, e di lavorare per vivere ; diritti individuali inalienabili che potrebbero trovare limitazioni solo nel dimostrato ed illegittimo danno inflitto ad un’ altra persona.
Ora, invece, ci troviamo di fronte a norme liberticide che, in mancanza di prove, subordinato quelle libertà individuali ed inalienabili alla presunzione di colpevolezza, legittimata sulla scorta di una perversa logica maggioritaria, di una dittatura della maggioranza di tocquevilliana memoria, se non, addirittura, di un uomo solo.
Con quella stessa logica, persone non allineate con il pensiero dominate sono finite nelle carceri, negli ospedali psichiatrici, nei lager, nei gulag di regimi che non vorremmo più vedere ma che non possiamo dimenticare….
Forse non siamo in molti a pensarla in questo modo, anche perché mesi di costante terrorismo mediatico hanno instillato nella gente la paura della morte, ma:
“Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o nonvale nulla lui” (Ezra Pound).
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