Il 16 giugno scorso, il presidente
della Consob (Commissione per le società e la borsa), Paolo Savona,
in occasione dell’ incontro annuale con gli operatori del
mercato finanziario, nel presentare la Relazione della Consob per il
2019, ha avanzato la proposta di emettere BTP
“irredimibili”.
In buona sostanza, si tratterebbe di
titoli di stato perpetui, e quindi, senza possibilità di rimborso
del capitale ma solo degli interessi agganciati all’ inflazione e
con rendimenti non superiori al 2% esentasse.
Lo scopo di tale proposta sarebbe
quello di attrarre il patrimonio finanziario dei risparmiatori
italiani, pari ad euro 4.445 miliardi, si’ da contenere il debito
pubblico riconducendolo in limiti più adeguati ai vincoli
comunitari.
Innanzitutto, come già considerato
anche da alcuni osservatori dei mercati finanziari , le prospettive
di successo di questa emissione sono tutt’ altro che scontate posto
che, pur limitandoci alla sola remunerazione dell’ investimento,
attualmente esistono BTP che offrono rendimenti più elevati di
quelli che garantirebbe il titolo irredimibile di possibile futura
emissione: basti pensare al Btp Tf 2,8% Mz67 scadenza 01/03/2067
che , anche al netto della imposizione fiscale , risulterebbe più
appetibile per i risparmiatori.
Ma a prescindere da questi tecnicismi ,
ciò che preoccupa della proposta del presidente Consob è la
finalità che la sottintende, cioè la permanenza nella unione
monetaria a scapito delle tasche dei cittadini italiani che, di
fatto, sarebbero ancora una volta costretti a comprare la moneta
necessaria per sostenere la spesa pubblica pagandola con i propri
risparmi.
D’altra parte, lo stesso presidente
Consob non ha esitato ad affermare che “…le condizioni del
mercato del risparmio italiano e le manifestazioni di solidarietà
sociale che si sono susseguite nei due mesi di lockdown sollecitano
una verifica pratica delle espressioni di valori sociali encomiabili,
chiedendo ai cittadini risparmiatori di partecipare nel loro
interesse a impedire che costi e vincoli possano essere imposti al
Paese se non si raggiungessero i rapporti di debito pubblico/PIL
nella misura concordata a livello europeo…. Se i cittadini italiani
non sottoscrivessero questi titoli, concorrerebbero a determinare
decisioni che, ignorando gli effetti di lungo periodo di un maggiore
indebitamento pubblico, creerebbero le condizioni per una maggiore
imposizione fiscale. Emettere titoli irredimibili sarebbe quindi una
scelta dai contenuti democratici più significativi perché, se
sottoscritti, limiterebbero i rischi per il futuro del Paese e, di
conseguenza, gli oneri sulle generazioni future, quelle già in
formazione e quelle che verranno…”.
Insomma, il solito ricatto: se
volontariamente non sottoscrivi BTP senza restituzione del capitale,
quel capitale ti verrà prelevato coattivamente con l’ imposizione
fiscale!
Le argomentazioni del presidente della
Consob non ci meravigliano più di tanto e, sotto certi aspetti,
ricordano molto quelle del 2011 pronunciate da Mario Monti: “fate
presto” a fare le riforme, a tagliare le pensioni, perché , caso
contrario, si scatenerà l’ira dei mercati su di voi e sulle
generazioni a seguire!
Se il presidente della Consob nel suo
discorso, oltre a Minsky, Keynes ( che pure apprezziamo) e Ciampi
( che avremmo preferito non ricordare) avesse citato anche Auriti,
forse sarebbe giunto a conclusioni diverse rispetto a quelle che
abbiamo su riferito.
Come spesso sostenuto nelle pagine di
questo blog, il problema a monte non è di tipo economico, bensì
giuridico: il debito pubblico esiste solo nel momento e nella
misura in cui qualcuno si è arrogato il diritto di proprietà della
moneta che immette nel circuito economico prestandola e, quindi,
pretendendone la restituzione gravata da interessi.
E dato che, in tal modo, il debito ,
oltre che ingiusto, diventa inestinguibile non fosse altro per il
fatto che la moneta emessa sotto forma di prestito non comprende gli
interessi , alla fine il creditore ti spoglia dei tuoi beni compresi
quelli finanziari, come il BTP di Savona consentirebbe di fare.
Se la proprietà della moneta, o meglio
dei valori monetari, non è del popolo ma delle usurocrazie,
difficilmente potremo mai venirne fuori.
Che si chiami Mes, ovvero Eurobond,
ovvero Recovery Fund, ovvero BTP irredimibile, l’ effetto finale è
sempre lo stesso.
Dato che ti hanno privato della
possibilità di emettere moneta e quindi l’hai dovuta prendere
in prestito, in qualche modo devi restituirla: con l’ imposizione
fiscale, con la sottoscrizione di un titolo perpetuo e chissà con
cos’altro ancora.
La fantasia non ha limiti, ma non anche
la pazienza…
Articolo di:
Michele Lamanna
(Dottore in Scienze
Politiche ad indirizzo politico-sociale
"Quadro Direttivo del settore bancario")
"Quadro Direttivo del settore bancario")
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